La Storia del Palazzo
Le fortune della famiglia Donatelli, che nel 1700 annoverava ben 5 medici nel secolo, avevano fatto si che all'originaria costruzione potesse aggiungersi un vasto appezzamento di terreno che "seguendo Via Ospedale risaliva fino a Piazza Teglia".
Il palazzo conserva sostanzialmente la struttura originaria, articolata su due livelli: scuderie e depositi al piano terra, abitazione al primo piano. Il complesso disegna una sorta di rettangolo cui mancano due mezzi lati.
Sulla facciata principale esterna spiccano, nelle arcate dei locali al piano terra, degli inconfondibili banchi di pietra, identici a quelli visibili nella Pompei romana, utilizzati per vendere le mercanzie ricavate dalle proprietà terriere della famiglia.
Il cortile esterno si unisce alla corte interna con un sottopasso, nel quel resiste ancora il ciottolato seicentesco. Una scala in pietra porta agli appartamenti al primo piano. Del bel giardino all'italiana, che si sviluppava intorno al palazzo, ne rimane oggi una porzione, mentre la rimanente è data in uso al comune e costituisce oggi gran parte della parco che collega Piazza Teglia con Piazza San Rocco.
La corte interna, nella quale si aprono tre camere per ospitalità, è tuttora dominata da un imponente pluricentenario Ailanthus, più conosciuto come albero del paradiso. Esso testimonia, insieme ad un albero di gelso nero, coevo, poco distante nel giardino, la fiorente coltivazione del baco da seta in uso nel paese nel secolo XVIII, e la sperimentazione alternativa dell'allevamento del bombice dell'ailanto, una falena impiegata anche essa per la produzione della seta, entrambe poi abbandonate.
Il Palazzo, restaurato e tutelato dalla Legge 1 Giugno 1939, N.1089, è oggi di proprietà della famiglia Grassi-Percesepe, che conta 5 medici in famiglia ed avi medici da 5 generazioni, fin dal 1822, ad eccezione di una, nel 1870, di professione notaio.